Siamese. Donna a due teste conversanti
Vita, una parola alla fin fine di una ridondante banalità. Illustra l'ineluttabile con rara efficacia, nascondendo qualsiasi aspetto che non sia comune a tutti gli altri esseri umani e non. Esseri e non esseri, probabilmente qui sta il problema. Cerchiamo così nel prossimo lo specchio di noi stessi e nella poesia una luce che ci indichi una via. Succede, però, che una bambina s'innamori della danza ed inizi a viaggiare per il mondo delle sensazioni, aprendo quelle porte che la mettono in contatto con altre realtà. Le scarpe di raso e le assi di legno la portano lontano passeggiando sul pianeta sensibile, attraversando gli anni. Cosi inizia a trascrivere il proprio mondo che sta lentamente modellando. Ma forse non è se stessa ciò che descrive ma solo la eco di quanto le è dato percepire. In questi casi le distanze non esistono e quello che sembra collassarle addosso in realtà si sta innalzando e la porta in alto con sé. Da questa prospettiva alla bambina si propone un'altra realtà. O un'altra verità? A lei la scelta. Il libero arbitrio è stato pagato, a caro prezzo, e ne fa l'uso migliore che crede, scivolando al fianco dell'esistenza con la grazia dell'arte della danza, con il corpo sempre in bilico tra ciò che è appena successo e quello che verrà. Difficile fissare l'attimo. Meglio lasciare che tutto proceda seguendo l'andamento circolare della musica cercando di non cadere, soprattutto nell'ordinario. La sua crescita progressivamente si completa e può cominciare ad esplorare. L'avventura d'altronde inizia laddove finisce il viaggio. Il linguaggio si fa più maturo e sensuale, complice l'ispirazione cercata in terre e culture lontane, respirando vento nuovo e cercando di far propri odori ed emozioni inedite. Di lei è propria l'inquietudine, così ben mascherata, e la capacità di aspettare che sia tutto pronto. Una dicotomia abilmente composta con un perenne dialogo delle sue due teste pensanti.
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