Avevamo pudore di essere felici

Avevamo pudore di essere felici

All'indomani dell'arresto di Mussolini, cui seguirà l'armistizio con gli alleati, per i romani, già prostrati dalla mancanza di cibo e dall'asprezza del regime, si apre il periodo più difficile, quello dell'occupazione tedesca. Fin dall'inizio la Resistenza si organizza in gruppi di partigiani impegnati in un gravoso compito di opposizione allo straniero: piccole comunità eterogenee che potevano accogliere, allo stesso tempo, l'operaio e l'intellettuale, l'impiegato e il fornaio, il comunista e il sacerdote. E nel cuore di uno di questi gruppi che ci accompagna l'autore, mettendo in luce quanto le differenze che in altri frangenti potevano costituire motivo di aspra divisione, in un momento così cruciale furono invece accantonate in vista del bene comune. Non c'è un protagonista ma protagonista è il gruppo. Lontano da descrizioni mitizzanti o oleografiche, care alla tradizione neorealista, i partigiani vengono ritratti come persone generose e coraggiose nelle quali l'emergenza e una realtà di stenti, di violenza e di soprusi esaltano le qualità migliori e al tempo stesso stimolano i naturali istinti di conservazione.
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