Parola al vento
Tutto, in questo insidioso romanzo-monologo, sembra evocare eventi e luoghi fin troppo reali. Ma è proprio così? Siamo di fronte ad una vicenda effettivamente accaduta e sofferta, ad una esperienza creativa, ad una fiaba sia pure a non lieto fine? E un giallo a sfondo morale o il pretesto per proporre, o riproporre, riemergenti e più consapevoli simmetrie psicologiche e mentali? Assopite o dimentiche sacralità? Lo scenario in cui si svolge la straordinaria, drammatica storia d'amore è davvero quello del lago di Bolsena, oppure vuole andare oltre, così oltre da apparire del tutto inventato? Clarissa è una creatura reale o soggiace alla stessa estetizzante "violenza" al punto da identificarsi con una sorta di rifrazione dell'altrettanto mitica Eva, o altra cosa ancora? La risposta al lettore.