Lo spirito di legno
La guerra è ormai passata da tempo. Per Carlo, interessato alla nuova architettura e alla scrittura giornalistica, si è aperto un mondo più vivido e frequenti viaggi all'estero. Ma la memoria è persistente, i ricordi di sofferenza non sbiadiscono se hanno punto nel profondo l'anima. Così Carlo decide di tornare nelle zone che l'hanno ospitato tra il quarantatré e il quarantaquattro. Fuggito dalla Roma occupata, dalla famiglia complice del regime nazifascista, e con un amore scomodo per un'ebrea, Carlo ha vissuto brevemente in un piccolo paesino dell'Abruzzo, un'esperienza traumatica e pericolosa per tutta la comunità. Veniamo cosi catapultati in quel posto dove tutto è semplice e primitivo: fatica, dolore, amicizia, sogni, superstizioni e colori. L'autore risolve il racconto dipingendo quadri. Le storie prendono vita e ci regalano personaggi genuini e puri. Non servono tratti fisici bastano i soprannomi: 'Nzacca 'Nzacca, Perelle, Farinegliu etc. Una storia universale con soprusi, il potere a pochi, i finti maghi, le streghe, il sacrificio, l'eroismo e la codardia. Stupiscono Modestino e la sua luce, Francesca con i tacchi alti nella neve, ci intristiscono "quelli senza logge" e i nati come "chioi storti". E la guerra crudele che come tutte le guerre tutto vince. Tutti sconfitti, dalle prevaricazioni, dai compromessi estremi, dalla fama d'oro e dal potere. Tutti salvi per il tempo rinnovato dalla neve che tutto copre.
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