Roma e dintorni. Commedia in due atti
In "Roma e dintorni" sembrano convivere due spinte diverse, che a tratti si contendono l'attenzione dello spettatore: l'una, velata di rimpianto per un passato ormai lontano, duro e spesso complicato, ma foriero comunque di promesse e fiducia nel futuro; l'altra, quella che in fondo suggella l'opera e le conferisce un'apertura ottimistica, che guarda con speranza alle nuove generazioni, così diverse da quelle passate come diverso è il mondo in cui si muovono. Una commedia dolceamara da cui emerge l'immagine di una Roma forse oggi sparita o comunque mutata in base al cambiamento dei tempi e delle esigenze di chi vi abita: quella delle borgate popolari, dove i dialetti meridionali si confondono con il romanesco d'adozione e dove per sbarcare il lunario c'è chi si approfitta del più debole, chi tenta la fortuna con la schedina e chi invece scrive poesie e "preferisce, magari, vivere di sogni, di speranze... nutrirsi di delusioni".
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