Senza tregua
"Parlare del dolore non è semplice: si corre il rischio di cadere nella superficialità, nella prevedibilità, attraverso frasi fatte che non hanno orizzonti. La scrittura, invece, si nutre di innumerevoli espedienti che la rendono più efficace della parola. Nel mio modo di scrivere, gli strumenti che arricchiscono i miei pensieri sono la filosofia e la poesia. In questo libro esse danno voce e corpo a un tema delicato e spinoso come il dolore. [...] Riconoscere le paure e gestirne gli effetti, richiede equilibrio e speranza, ma, soprattutto, amore verso la vita. Quando io scrivo del dolore, mi sottopongo a una sorta di autoanalisi che si oppone al tentativo di dimenticare. Mantenere vivo il dolore significa non rimuoverlo, non negarlo, affrontarlo quotidianamente a testa alta, con dignità. E penso che scrivere del dolore sia un atto di generosità verso chi si trova ingabbiato nelle sue stesse maglie" (nota dell'autrice).
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