We were born to follow (inseguendo i Bon Jovi)
L'errore fu, nell'estate del 1986, fare zapping durante una pausa pubblicitaria di Holly e Benji. Su Videomusic c'era un capellone nascosto da enormi occhiali da sole e con un eloquio magnetico che mi fece dimenticare il risultato della partita. Solo alla fine dello special capii chi era: quell'americano di cui un conoscente metallaro mi aveva registrato una cassetta due anni prima per disintossicarmi dai cantanenie italiani e farmi avvicinare gradualmente al gruppo più fico della storia: i Metallica. Quel tizio era Jon Bon Jovi e da allora la mia vita non è stata più la stessa. Ho ripudiato tutto il mio - breve - passato musicale, il mio futuro - i Metallica? Porcheria! - e anche il tempo di mezzo. Quello che avete in mano è un hodge-podge di avventure, pellegrinaggi, concerti, canzoni, emozioni e follie varie, dove non troverete analisi socio-antropologiche di stampo accademico o studi di settore come nei trattati su Dylan o Springsteen. Questo libro è la terza classe del Titanic. E parla della più grande rock-band del mondo.
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