La chiamavano B. B.
Sembrava un giorno come tutti gli altri. Era invece uno di quelli in cui il tempo è scandito da quel respiro lento e inesorabile che ti ricorda, con la cadenza di un metronomo in quattro quarti, quanto hai bisogno di ritrovare te stessa. La consapevolezza di essersi ormai smarrita assaliva Bianca nei momenti meno opportuni, quando bastava che un paio di occhi diversi dal solito la fissassero solo per il suo più che gradevole aspetto fisico e che annientava ogni suo sorriso, rattristata dalla convinzione che nessuno avrebbe più notato quello che in realtà sapeva di essere, a discapito di una bellezza che fino al suo trentasettesimo compleanno aveva lasciato dietro di sé solo sterili rovine. Eppure malgrado avesse sempre pensato che dalle rovine si innalza spesso una rinascita, la sua, di rinascita, sembrava soccombere agli eventi. Bianca voleva una cosa. E la voleva fortemente. Lasciare gli altri senza parole. Sempre. Era la sua ossessione ormai. E questo doveva avvenire sorvolando la crosta incandescente di quell'aspetto fisico così perfetto che spesso inibiva gli altri e a lei ormai da tempo dava il vomito.
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