Il risveglio dell'alba
"Quella di Corona è una scrittura che chiede di esistere, di poter portare fuori "il calore / del corpo pulsante", a rischio di attraversare l'inferno dell'incompiutezza, a costo di spezzare qualcosa di sé, di collidere con le ragioni del "giorno". Le frequenti spezzature dei versi rendono ritmicamente il respiro di "una ferita che arde / come insonnia" o le luci di "angeli" che "a volte tremano, / ritrovandosi soli", come se il linguaggio impercettibile del buio e quello abbagliante dei mistici fossero i più idonei ad esprimere l'esperienza di sé. [...] Nella seconda parte, Verso l'approdo, Corona mostra l'avvicinamento a una maggiore consapevolezza: "la parola si incastra, / tremante / in queste orme / mai trovate". Egli finalmente trova nell'espressione la gioia di dirsi e di "decifrare il percorso"." (dalla prefazione di Loredana Magazzeni)
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