Il fiore che bramo

Il fiore che bramo

"Il fiore che bramo è il titolo dell'opera, ma questa locuzione sottintende un desiderio, qualcosa che l'autore desidera. Ma cosa desidera? E ciò che desidera, ciò che "brama", per chi lo vuole: per sé o per qualcun altro? Chiariamo subito che, a mio avviso, quel che è qui desiderato non è né esclusivamente per lui (l'autore) né esclusivamente per qualcun altro, bensì ha la pretesa di essere per tutti. Ma allora perché la frase è risolta nell'io? Beh, perché il poeta nel suo travagliato scrutarsi, nel suo guardarsi e capirsi (per quanto può) deve trovare una via che lo porti nell'aperto dell'io ma, arrivato, non può fermarsi: quel che trova in se stesso con un'inconsueta sensibilità lo deve trasmettere, deve darne manifestazione. Dunque perché vuol essere bramato questo fiore? Non certo per averne il mero possesso o per la semplice accettazione di un dato di fatto. Come ho sopra scritto, non vuole imporsi: detto fiore vuol esser posto in essere affinché venga discusso, argomentato, criticato il più possibile e solo poi accettato con le dovute precauzioni." (dalla prefazione)
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