Mai il rimorso
In un'epoca in cui i diritti degli esseri umani, specie se deboli e poveri, ancor più se colpevoli per nascita di essere donne, vengono calpestati quotidianamente dal piede dispotico del potere di turno, Beda viene catturata e relegata in prigione con l'accusa di furto. Qui è costretta a dividere la cella con un manipolo di donne, miserabili recluse per i più diversi reati che la necessità ha imposto loro, incattivite dalla vita e dalla convivenza coatta, capaci solo di addolcirsi al ricordo dei tempi felici. Molte raccontano la propria storia, le violenze subite, la sfortuna che sembra accanirsi su vite già vessate dal destino. Il narrare diventa così l'ultima consolazione per ammazzare il tempo nell'attesa che la terribile minaccia si compia, l'unica speranza per procrastinare un verdetto ineluttabile, il solo modo per dimenticare che l'Inferno, quello vero, è sulla Terra. Allo stesso modo, dalla bocca di Beda prende vita il racconto delle incredibili avventure di Sererio, mentre sulle sue parole incombe la nube di una terribile colpa, pesante quanto inevitabile. Dalla penna dell'autrice sgorga un romanzo che, attraverso una lingua composita ed espressiva, unisce alle atmosfere fantastiche del viaggio di Sererio la più cruda realtà vissuta dalla protagonista, novella Sharazad in un mondo che non lascia spazio ai rimorsi.
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