Dove i salici non piangono
Crescere, liberandosi del peso dei ricordi e accettando la disillusione, ma anche preservando quel tanto di sguardo magico che basta a conservarci innocenti: di questo e altro parla questa prima silloge di Luca Alfano, giovane autore che ha scelto di presentarsi al pubblico dei lettori rivelando senza schermature i tormenti, le gioie e le riflessioni da cui nasce la sua scrittura. È, la sua, una poesia che guarda più all'interiorità che all'esterno, ma lo fa creando agganci a visioni del mondo concreto e alternando momenti di descrizione realistica ad altri in cui assegna un valore simbolico alle cose. Quasi un notturno di immagini e pensieri che esplorano rimpianti e speranze, dolori e momenti di rinascita. Alfano riscopre così una delle funzioni primarie dell'arte poetica: quell'esercizio di autoanalisi che, nel comporre se stesso sulla pagina, diventa anche racconto e immagine condivisa. Ne risulta il ritratto di un giovane spesso ancora smarrito, che si chiede "ancora / dove diavolo / stiamo andando" e quale sia il suo ruolo all'interno di quell.intreccio di destini che è il mondo.
Momentaneamente non ordinabile