Via Pietro Micca
Una strada, una casa, una bambina, una famiglia: un paese del Tavoliere negli anni Cinquanta. L'autrice riesce a descrivere con maestria i sentimenti, i luoghi, le persone che hanno caratterizzato la sua infanzia, regalandoci aneddoti locali e il respiro di un'affabilità tra vicini che adesso è andata perduta. L'atmosfera autoctona, sapientemente plasmata a ricreare i tratti caratteristici della gente di San Severo, avvolge il lettore facendogli respirare sì la durezza dei tempi del dopoguerra, ma anche e soprattutto il calore umano e la grandezza d'animo che aleggiava nei gesti della famiglia della scrittrice; si avverte tra le righe il desiderio di aiutare chi era in difficoltà rinunciando a qualche bene materiale, ma acquistando in dignità e umanità un patrimonio inestimabile. L'autrice ci rende partecipi della grave perdita che ha subito nell'età più delicata; tale perdita le ha lasciato un segno indelebile, una mancanza cui ha cercato di sopperire l'affetto del padre e dei tanti fratelli e sorelle, riuscendo quasi a "trasformare" il dolore in motivo di maggior unione familiare.
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