Un anonimo nel sublime

Un anonimo nel sublime

La vita è una cosa bellissima, ma non è fatta per quelli come noi. Che sensazione unica chiudere gli occhi e restare lì, fermo, immobile, con il ticchettio della pioggia che batte sul vetro di questa piccola cupola della biblioteca. Che pace, che ristoro per l'anima! Già. Peccato che per quelli come noi la pace sia sinonimo di malinconia, di riflessione, di poesia. Poeti della notte, ecco come ci definiscono quelli al di là del vetro. A volte maledetti, a volte pazzi, a volte strambi con le nostre idee eccentriche fuori da quel comune su cui tutti inevitabilmente ci finiamo per basare. Ma qualunque cosa pensino di noi, noi siamo sempre quelli a cui piace restare qui, ad aprire gli occhi soltanto per ammirare quelle gocce scintillare alla luce dei lampioni, e scambiarle un po' per gioco, per stelle o per diamanti. Le mie poesie non sono niente altro che sussurri di sere e sere passate alla finestra a osservare questo scorcio banale di città, che nel corso degli anni è finito per diventare il mio vasto orizzonte sul mondo dove divertirmi a guardare da spettatore il film dell'esistere. La sera, e soprattutto la pioggia, portano con sé un'incredibile capacità di fermare il tempo, di stoppare questo continuo strafare che pervade la vita. E allora basta solo osservare.
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