La cena, quella sera di primavera
Molto più di un invito a cena è quello che si svolge attorno al tavolo dell'ingegner Sandro Guarino, intenzionato a mettere da parte una sua disavventura con un amico comune ai suoi convitati, per il bene di Laura, Piero e Saretta. Partendo da un'attenta riflessione sul mobbing (e sul suo "antenato", il fascinum) si scatena, al ritmo di succulente portate, una profonda discussione sul conflitto dell'individuo con se stesso, coinvolgendo i delicati rapporti tra scienza e fede, nonché quelli tra scetticismo e credulità. Il tutto è impreziosito da attente e acute digressioni di carattere scientifico e storico-sociologico, sconfinanti poi nell'intricato rapporto tra il magico e il miracoloso, che l'ingegner Sandro Guarino dimostra deve essere ben chiarito se si vuole realmente intraprendere una concreta discussione sull'umanità. Questa ultima, inoltre, non senza ironia, è suddivisa in livelli dall'autore, con tratti sicuri e ben definiti, ove descrivere la natura dei comportamenti umani in un originale viaggio all'insegna dell'autoconoscenza.
Momentaneamente non ordinabile