Il canto migratore
Il canto migratore è una raccolta poetica che sembra muoversi tra due estremi ricorrenti ossessivamente: nascita e morte, dal canto gioioso di una mamma mentre "C'è di nuovo un bimbo che esce" (C'è di nuovo...), all'"Ingrata vecchiaia" (Vecchiaia), quando, scrutando le proprie mani, "Scopro di essere invecchiato" (Risveglio). In mezzo ad essi scorre la vita, tra i nostalgici ricordi dell'infanzia e le ansie per il futuro, come un fiume che "Nel suo tranquillo volteggiare / inesorabile porta notizie dai monti / poi prosegue verso il mare" (Fiume). Variegata ed entusiasmante è la vita, nella sua estrema complessità: "Vivrai districando nodi a una ragnatela" (Perseverare). L'autenticità della nostra esistenza, sembra affermare il poeta, è nel socratico "conosci te stesso": in questo assurdo viaggio di cui non conosciamo la durata, è "Vano sfuggire da se stessi / dal tormento che ti fa paura" (Mi domando).
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