Rovere
Dalla lettura della raccolta traspare un poeta dall'animo romantico, dallo spirito romano: Belli e decadenti i versi sulla regina viarum e sulla lupa, che memore di una gloria gridata al mondo trascina se stessa azzoppata nel lordume e nel tanfo. Alcune licenze vernacole sembrano, a prima vista, sfuggite, in realtà sono espressioni di una cultura vasta e raffinata. Amaro, irridente e pessimista, quasi furioso con la vita, con se stesso e quanti lo circondano, sembra a volte voler dar "foco" al mondo stesso come Cecco Angiolieri. A differenza del poeta toscano l'autore è ricco di ideali, speranze e miti, crede nella funzione catartica della poesia e delle memorie storiche, vede nella figura del poeta il vate, che potrebbe riportare il mondo e gli uomini ad una condizione di civile convivenza.
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