Predatori di un sogno... in un mondo troppo razionale
Giorgio Scarpioni conclude la sua prima silloge con una lirica che è, nel contempo, anche introduzione al suo lavoro; riprende e spiega il titolo stesso dell'opera, manifestando la volontà di staccarsi dal modo di vivere consueto per riavvicinarsi ai sentimenti più puri, più vivi dell'essere umano, per recuperare ciò che è stato sepolto da troppo tempo, da una vita scandita dal primo all'ultimo istante secondo un rigido calendario di impegni, doveri, pensieri, soffocando senza scampo la creatività propria dell'individuo, le sue emozioni più vere. L'autore usa le sue "armi" per invertire questa tendenza ormai cristallizzata e si pone davanti a noi lettori in tutto il suo essere, senza filtri, presentandosi per ciò che è e per ciò che vuole con tutta l'anima.
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