Scena prima. Ciak

Scena prima. Ciak

Nella prima parte del suo libro Michaela gioca con le parole, immagini, sensazioni e ricordi che il grande cinema suscita in tutti noi; l'effetto è di paravento, pudore, rimbalzo, raddoppio, rifrazione, allusione. Il linguaggio di parole diventa eco del linguaggio delle immagini, come succede in chi parla più lingue, vive nelle mappe dell'essere amandole tutte e si arricchisce della loro molteplicità. Ma il gioco ogni tanto si concede una pausa e nella seconda parte si ferma per far risuonare la sola voce del poeta che tocca tutti i sentimenti: amore certo, ma anche sofferenza, amicizia, dignità, insomma ciò che dà senso alla vita. Senza sbavature risuona la voce di chi sa dare alla parola l'unicità della confessione personale, nella quale il lettore riconosce anche la propria esistenza.
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