Nadia Comaneci e la polizia segreta. La storia che nessuno ha mai raccontato
Nel 1976, a soli 14 anni, Nadia Comăneci fu la prima ginnasta a ottenere un punteggio perfetto di 10.0 ai Giochi Olimpici di Montreal, divenendo una vera e propria leggenda. Guardando i vecchi video, le premiazioni, le medaglie, è facile pensare che quella ragazzina stesse vivendo un sogno. In realtà, per lei, era solo l'inizio dell'incubo. Erano gli anni della Guerra Fredda, dei regimi comunisti che sorvegliavano ogni aspetto della vita dei cittadini, soprattutto di quelli prestigiosi da mettere «in vetrina», pedine nella partita a scacchi contro l'Occidente. Nadia, con il suo viso da bambina e il talento fuori dal comune, era il simbolo ideale per la propaganda rumena. Privata di ogni libertà, venne sottoposta alla sorveglianza della Securitate , la polizia segreta di Ceaușescu. Subì abusi non solo da parte del governo, ma anche delle persone che le erano più vicine, i suoi allenatori Béla e Marta Károlyi, duri e, a volte, addirittura violenti. Fu obbligata a gareggiare, a scegliere chi amare, a mostrarsi felice mentre la sua salute fisica e mentale andava in pezzi. Finché, spenti i riflettori dei palazzetti e delle competizioni, è sparita. Che fine ha fatto Nadia? Cosa ne è stato della donna, al di là della ginnasta? Attingendo a 25.000 pagine di archivio della polizia segreta, a svariati documenti di intelligence e intercettazioni telefoniche, lo storico Stejărel Olaru rivela in queste pagine una storia di sacrificio e di coraggio rimasta nascosta fino a oggi: la verità su come Nadia Comăneci sia riuscita a fuggire dalla morsa del regime, divenendo un simbolo di libertà e di autodeterminazione contro ogni forma di oppressione.