Legione di eroi. Voci dalla Legione straniera
Legione di eroi. Voci dalla Legione straniera: «Erano belli quei legionari del Sahara, con le facce abbronzate sotto il chepì bianco, la pelle segnata dal vento e dalla sabbia. Col colletto della giubba aperto e la fascia blu avvolta intorno alla vita, i corpi agili asciugati e rafforzati dalle lunghe marce nel deserto, lo sguardo franco e diretto, sembravano dire: "Tutto ciò che volete, mio generale, anche fino alla morte." E lui lo sapeva.» Un «monastero dei miscredenti», così un legionario arruolatosi a inizio Novecento riassume l'esperienza della Legione. «Si entra qui come in un convento, ispirati dalla fede. Il primo noviziato dura cinque anni. Dopo di che, il legionario capisce che non appartiene al mondo fuori della Legione, e che non può più viverci.» Malinconico, taciturno, romantico, coraggioso e affidabile: questo il legionario nella leggenda. Uomo senza passato, perché è per lasciarsi alle spalle quel passato che si è arruolato, in cerca di un'assoluzione impossibile, una sorta di ascesi raggiunta con marce estenuanti nel deserto, una disciplina ferrea che non tollera deviazioni e una fedeltà assoluta ai suoi compagni. Nato nel 1831, il corpo a cui il governo francese affida le missioni più difficili e spinose in un secolo e mezzo costruisce la sua fama leggendaria. Attraverso le parole di legionari e rari documenti, uno storico si addentra nel mistero e nelle contraddizioni di un corpo di reietti senza patria capace di gesta terribili ed eroiche. Nella loro epoca d'oro, i legionari hanno segnato il canone aureo della virilità, e quel mito, a dispetto del tempo e degli scandali, non ha mai smesso di affasci
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