A regola d'arte
L'ultimo capitolo della saga di Peter McBride. La testa riversa da un lato, appoggiata alla corda ben stretta intorno al collo, la bocca aperta, contorta nella smorfia di un dolore ormai svanito, le braccia distese lungo i fianchi, i piedi inguainati in eleganti scarpe firmate, sospesi da terra. Sul pavimento, poco distante dal corpo, un biglietto: «Effetto Brexit. Suicidio di un broker». Proprio di fronte all'istallazione esposta in una galleria molto in voga della città, sfilano gli esponenti più celebri della comunità italiana a Londra. Diplomatici, imprenditori e aristocratici, presenti più per farsi vedere che per ammirare le opere. A pochi passi da lì, in un angolo nascosto, circondato da un capannello di curiosi, giace immobile un corpo, la gola squarciata da una ferita netta, gli abiti imbrattati di sangue. Apparentemente la più verosimile delle opere d'arte, in realtà si tratta del cadavere di uno degli invitati. Nel corso di pochi istanti tutto cambia, il panico si diffonde e l'elegantissima folla si trasforma in un unico organismo impazzito che per uscire da quel macabro luogo è disposta a tutto. L'indagine, affidata al detective Riddle, non è semplice: la vittima è uno dei più facoltosi e stimati imprenditori italiani espatriati a Londra, e le persone presenti alla serata, vicine a pezzi grossi della politica britannica, non amano che qualcuno si intrometta nelle loro vite. Saranno il detective McBride, ex ragazzo di strada poi riabilitato dalla polizia, e Alvaro Gerace, commissario bolognese, da anni sulle tracce di un serial killer, a collegare quella morte spettacolare a una serie di strane sparizioni di bambini che unisce Italia e Gran Bretagna.
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