Luce in una notte romana
Se, nel lotto Sessantanove di via Rossellini al due, Testaccio, si alzano le voci o le mani, tutti pensano si tratti di lei, quella matta di Giovanna. Bella come una dea greca, atleta mancata, che si scatena a giocare a pallone coi ragazzini, generosa con i deboli, spietata con i forti, selvatica e incostante, Giovanna ha sempre accettato con dignità e ostinazione ruoli che non sarebbero nella sua natura, quello di moglie di un marito violento, di madre di due figli e di lavandaia. Per tutto questo e per la vena di follia di cui spesso si investono le persone troppo autentiche, Giovanna non sta simpatica a nessuno, uomini e donne, seppur per motivi diversi. E non ha amici. Fino al giorno in cui nella sua vita di grida, astio, botte prese e date arriva Anna. Anna è una madre amorevole, una moglie devota, viene da una famiglia di insegnanti e venera le lettere più di ogni altra cosa. E proprio su queste differenze apparentemente invalicabili si costruisce un legame che più che un'amicizia è un vero e proprio sodalizio. Una crepa di luce in due esistenze diverse, ma entrambe costrette dentro a un carcere domestico in cui ognuna, a modo suo, si sente rinchiusa. Queste due piccole vite straordinarie si mescolano a quelle di altri indimenticabili inquilini del lotto Sessantanove e ci regalano uno spaccato di storia italiana nel secondo dopoguerra di incredibile fascino e verismo, in un periodo di profondi sconvolgimenti sociali, di repressioni, serrate, fabbriche occupate, ma ancora ricco di speranza nel futuro. Nei frammenti di queste esistenze fatte di violenze e soprusi, si svela un'umanità autentica che amando, soffrendo e lottando sopravvive a tutto.
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