La donna dagli occhi di smeraldo
Londra, 1649. A sentir parlare la gente, Rachel Lockyer si definisce solo in base a ciò che non è: non è sposata benché non sia più giovanissima, non è molto istruita, non è una buona cristiana. Non sono certo viste come virtù la sua indipendenza - si guadagna da vivere come apprendista guantaia - né la sua andatura decisa, e tanto meno la fierezza con cui accetta, pur senza rassegnarsi davvero, un'esistenza ben diversa da quella che sperava. Inevitabile, quindi, che tutti siano subito pronti a puntare il dito contro di lei quando il corpo senza vita di un neonato viene rinvenuto nei boschi dietro il mattatoio. La creatura sarebbe stata il frutto della relazione clandestina tra Rachel e un uomo sposato, padre di una famiglia numerosa e mente di una fazione di agitatori politici. Nessuno, in realtà, ha la certezza che lei portasse in grembo un figlio; nessuno può provare che lei abbia tolto la vita a quella bambina dopo avergliela donata. Anche perché, nel frattempo, Rachel tace. Non ammette, né smentisce. Malelingue e ipocrisia non possono che avere la meglio, nell'Inghilterra governata dai Puritani, dove la giustizia è spietata verso le madri nubili, trattate al pari di streghe. Ma mentre tutta la città si mobilita intorno al processo che potrebbe condannarla al patibolo, Rachel saprà sfidare con il suo coraggio e il suo silenzio le leggi degli uomini. E il destino stesso.
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