Dove tutto brucia
9 luglio 2006. Il campo è intonso, le bandiere sventolano, i tifosi gridano, Shakira ancheggia voluttuosamente. L'Italia aspetta, immobile. Si gioca la finale. Mentre gli sguardi di tutto il paese sono rivolti a schermi di ogni genere e dimensione, un Ducato bianco si muove indisturbato per le strade deserte di Reggio Emilia. Appena si ferma, quattro uomini coi volti coperti fanno irruzione in un casolare malconcio, con i muri insozzati dagli anni; all'interno, una quarantina di cinesi chini sui macchinari in continuo movimento. La procedura è quella di sempre: minacciare, estorcere, urlare, menare se è il caso. Sparare mai. E andarsene il prima possibile, con qualche migliaia di euro in tasca, da qualcuno che possa fornire un alibi in cambio di un bel mucchio di banconote. Qualcuno che li teme per le divise che indossano di solito. Perché sono poliziotti, e nessuno ha mai osato alzare la testa con loro. Ad attenderli al termine dei festeggiamenti, però, c'è un uomo che tutti a Reggio conoscono e che li costringe a salire sul Ducato e a mettere in moto. E il maresciallo, un pezzo grosso, uno che può cambiare le loro vite per sempre. Lui li ha studiati: sa che Romano si droga, che Flavio ha paura e che Matteo ne ha troppo poca, e potrebbe tradirli tutti da un momento all'altro. Sa anche che gli ordini li dà Giorgio, l'unico che non ha mai sbagliato un colpo. Li sta conducendo a fare uno scambio: si tratta di roba grossa, questa volta, roba che brucia.
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