Giocando a calcio a Kabul
Anche se quando è sbarcata in America, in fuga con la sua famiglia, non aveva che due anni, Awista non ha mai dimenticato le sue origini. Ha studiato nel suo nuovo paese, e ha sempre praticato sport. Così il giorno in cui decide che è tempo di iniziare la sua battaglia per aiutare le donne afgane, sceglie il gioco che ama di più per dare vita alla sua piccola rivoluzione, il calcio. Ancora sotto il regime talebano, la giovane Awista riesce a portare negli USA otto ragazze per formare una squadra. Per Samira, Robina, Miriam e le altre non è solo l'occasione di praticare ciò che a casa loro a ogni donna è tenacemente proibito, lo sport, ma di conquistare sicurezza e autostima. Quelle otto ragazze, che hanno dovuto superare problemi enormi e dar fondo a tutto il loro coraggio di fronte alla condanna di parenti e amici, una volta tornate in patria diffondono la loro passione. Ben presto centinaia di giovanissime donne vorranno fare lo stesso, tanto che oggi sono ben quindici le squadre che competono nella Afghanistan Football Federation. Se si tiene conto che ancora oggi in Afghanistan mogli, madri, figlie e sorelle sono spesso private delle più elementari libertà, a partire da quelle di frequentare la scuola, si capisce quanto coraggio occorra a queste ragazze, che affrontano rischi inimmaginabili per conquistare ciò che a noi pare scontato.
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