Il giardino dorato
Si conobbero a un ballo alla Webster Hall di New York e si innamorarono fin dal primo sguardo. Era il 1935 e poco dopo Harry e Ruby erano sposati. Dal loro primo appartamento, una stanza ammobiliata nell'Upper West Side, agli anni al Greenwich Village, al centro della scena artistica newyorchese e circondati da ballerini, musicisti e scrittori, fino alla scelta di trasferirsi in una comunità per anziani nel New Jersey, la loro è la parabola del grande sogno americano, tanto a lungo inseguito dalla madre di Harry. Insieme, attraverso la depressione, la guerra mondiale, il Mccartismo. Insieme, nei momenti duri - licenziamenti, crisi e disordini razziali - e in quelli felici - l'acquisto della prima casa, la nascita dei due figli. Una storia d'amore durata quasi settant'anni. Poi è successo l'inevitabile-, a novantuno anni, Ruby si è ammalata di leucemia ed è morta. Uno dei due doveva essere il primo, lo sapevano, ma Harry è rimasto improvvisamente solo, per la prima volta. E si è messo a scrivere. Le parole sono arrivate da lontano, seguendo il flusso dei ricordi. Indietro nel tempo, fino alla cittadina operaia del Lancashire in cui ha trascorso l'infanzia e alla strada di ciottoli sotto casa, divisa da un muro invisibile di pregiudizi e ideologie. E poi al primo giorno in America, dopo la scelta della madre di lasciarsi tutto alle spalle per emigrare a Chicago.
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