Il saio nero
Scozia, 1297. Arroccati nel castello che domina Edimburgo, gli invasori inglesi vigilano saldamente sulla città. Gli abitanti rimasti, scampati all'assedio iniziale e alle periodiche rappresaglie, vivono nel terrore e non osano dar voce al malcontento, se non al sicuro delle loro abitazioni o tra il fumo e il frastuono della taverna di Murdoch Kerr, l'unica ancora aperta. E lì che la giovane Margaret, nipote dell'oste, tende l'orecchio per carpire notizie utili alla causa dei ribelli. Sono passati mesi da quando, ingenua e ignara del pericolo, è giunta nella capitale dal nord della Scozia per cercare il marito scomparso, e ora ha deciso di diventare una spia in nome della libertà del suo paese. Quando il vecchio Will, avventore abituale della taverna, muore dopo una delle sue proverbiali sbornie, sono in pochi a dar peso alla vicenda; dopotutto, era solo un povero ubriacone. Ma Margaret è insospettita dal colpo violento che l'uomo ha subito alla testa e dalle parole sibilline pronunciate prima di spirare, a proposito di una porta aperta in cui avrebbe cercato riparo. Forse non è un caso che, quella stessa notte, qualcuno si sia introdotto nel sotterraneo della taverna e abbia frugato tra i documenti lì nascosti. E che, a distanza di chilometri, la stessa intrusione sia avvenuta nella casa del padre di Margaret, in quella del marito, e nella cella del convento dove si è ritirata in preghiera la madre della ragazza.
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