La memoria del vento

La memoria del vento

Novantadue anni, residente in Georgia, da poco vedovo, due figlie (Violet, che si prende cura di lui, e Lissette, con cui non parla da quando lei non si è presentata al funerale della madre), un unico nipote (Wilfred, sedicenne problematico). Nomi e dettagli basilari di una vita, ma per Emmet Conn non è facile ricordarli, ora che un tumore al cervello lo priva progressivamente del controllo sulla sua mente, causandogli continui stati di incoscienza. Lui vorrebbe arrendersi, lasciare che la natura faccia il suo corso, ma i medici insistono a curarlo, perché il suo fisico è forte. Del resto, l'ultima volta che ha messo piede in ospedale è stata settantanni prima, a Londra. Ferito gravemente e fatto prigioniero durante la Prima guerra mondiale, aveva impiegato un anno a ricordare il proprio nome. Si chiamava Ahmet Kahn ed era turco. Si era salvato grazie alle cure di un'infermiera americana, la sua futura moglie, che l'avrebbe portato con sé negli Stati Uniti, dove Ahmet/Emmet avrebbe lavorato onestamente per una vita intera, impegnandosi per imparare una nuova lingua e costruirsi un'identità. Ora che nella sua memoria il presente acquista contorni sempre più sfocati, dal passato emergono ricordi da tempo sepolti. All'inizio sembrano incubi, o allucinazioni provocate dai farmaci. Vede colonne di deportati - che subiscono sofferenze, stupri e abusi di ogni tipo - e un giovanissimo capitano turco, testimone e partecipe di quelle violenze sul popolo armeno...
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