Odi scritte a matita
L'Autore presenta il suo libro raccontando: «Molti anni fa, dopo un lutto, ancor più brutale perché inatteso, non riuscivo più a scrivere. Un giorno, guardando dalla finestra dell'ambulatorio, vidi un poster con la pubblicità di un bikini. Da quella immagine nacque "Ode al reggiseno" e l'intuizione che si potesse tentare di scrivere poesie relative agli oggetti: il reggiseno, gli orologi, la frutta, i lampioni, come se, in parte, si avverasse la frase che ho citato da Cent'anni di solitudine: "Molte cose erano prive di nome, per citarle bisognava indicarle col dito". In realtà, ero io a dover ritrovare i nomi del mondo. A questa prima intuizione seguì una crescita verso una maggiore interiorità e, quindi, poesie dedicate "al vuoto" oppure "alla solitudine" o "alle domeniche", per giungere poi ad alcune rivolte specificamente a due donne che sono state fondamentali nella mia vita. Ho chiamato queste poesie "Odi" non per illudermi di competere con i classici, ma semplicemente perché mi sembravano un inno, anche se spesso amaro, alla vita, osservata attraverso i suoi oggetti, i suoi soggetti, le sue peculiarità».
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