Alle origini di Caritas Christi. Juliette Molland e Joseph-Marie Perrin O. P.

Alle origini di Caritas Christi. Juliette Molland e Joseph-Marie Perrin O. P.

«Servire Dio e la sua Chiesa sul posto». «Sì al divino beneplacito. [...] La volontà di Dio è l'abisso in cui immergersi»: sono massime coniate da Juliette. Testimoniano la sua spiritualità e anche il suo riferimento a santa Caterina da Siena. Nel cuore del XX secolo, delle donne laiche sono alla ricerca dell'Assoluto. Aspirano ad aprire un cammino di santificazione cristiana, ben diverso dalla vita monastica e dall'attivismo umanitario. Juliette Molland, ardente militante dell'Azione Cattolica in Provenza (Francia meridionale), fonda nella Chiesa quello che lei chiama un "ordine laico". Il suo incontro con un giovane domenicano cieco del Convento di Marsiglia, Joseph-Marie Perrin, le permette di dare corpo a questo progetto, nonostante le difficoltà legate alla Seconda Guerra Mondiale. Padre Perrin partecipa a un incontro organizzato nel 1938 da padre Agostino Gemelli a San Gallo, in Svizzera, per mettere a punto ciò che oggi sono gli Istituti secolari. Juliette e padre Joseph-Marie, insieme a donne di varia estrazione, gettano le basi di quello che sarà uno dei primi Istituti secolari francesi. Stimolato dall'esperienza mistica di Juliette e per sostenere l'impulso delle "Piccole Sorelle di Santa Caterina da Siena", padre Joseph-Marie sviluppa una spiritualità del battesimo e una riflessione sul mistero della carità che trova un'eco in Simone Weil come in Madeleine Delbrêl e nella famiglia spirituale di Charles de Foucauld, e che sintetizza con queste parole: «Vivere nel segreto del Padre è agire in modo tale da rimanere, qualunque cosa si faccia, in questa profondità dove ci si trova davanti a Dio. Così, ogni azione, per quanto banale, per quanto umana possa sembrare, sarà per piacere a Dio. Ogni evento, grande o piccolo che sia, rivelerà il piacere divino buono che si nasconde in esso; tale vita sarà una vita di comunione con Dio. Chi rimane nel segreto di Dio, non manca di nulla; egli può vivere il mistero dell'amicizia divina in pienezza, rispondergli amandolo il più possibile qui sulla terra e facendolo amare con tutta la sua vita». Prefazione di mons. Benoît Rivière, vescovo di Autun.
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