La fiumata umana
Dante Siena non demorde. La sua creatività non conosce le pause dell’inerzia, come dimostra questa sua ulteriore fatica letteraria «La fiumana umana». È un uomo in cammino, che pare inseguito da un nemico sconosciuto. Dal famoso dipinto "Il quarto Stato" e da un altro lavoro preparatorio di Giuseppe Pellizza da Volpedo, un quadro che l’autore stesso chiamò "La fiumana", Dante Siena trae ispirazione per riflessioni di natura esistenziale sul rapporto tra l’io e i molti, focalizzando l’immagine del bivio che si presenta sempre all’uomo in direzione della compartecipazione (e fratellanza) oppure verso l’omologazione e la perdita di identità nella massa. Questo è l’assillo logico ed etico che viene trasmesso al lettore. Non è del tutto fuori luogo ritenere un qualche remoto contatto con La fiumana del progresso di Giovanni Verga de "I Malavoglia", laddove la ricerca del benessere moderno induce a una serie di tragedie che colpiscono proprio direttamente i più deboli, in particolar modo quelli che non hanno voce e, nondimeno, come cerca di fare la famiglia Malavoglia quando tenta l’impresa dei lupini.
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