Ti guardo
Marco, simpatico guascone irriverente e Vanni, riflessivo operoso e concreto, sono amici d'infanzia. Marco è ritenuto un bimbo prodigio, e questo stato lo fa sentire il padrone del mondo, anche se le sue debolezze, incapacità di porsi degli obiettivi e raggiungerli, sono mascherate dalla simpatia. Di contro, Vanni ha idee ben chiare su cosa vorrà fare da grande. Il servizio militare restituisce un Marco irriconoscibile: si è ammalato di depressione. Inizia così un percorso irto di difficoltà, fatto di medicine e ricoveri. L’inaspettato, ma focoso matrimonio sembra mitigare in parte la sua malattia, ma la nascita di due figlie, che portano ad un aumento di responsabilità, lo fanno sprofondare nel buio più assoluto della malattia. La situazione precipita: il divorzio e l’allontanamento delle figlie, che vengono adottate dai nonni materni, lo fanno cadere nell’abbraccio maligno della dipendenza da alcool, fino a condurlo ad un tentativo di suicidio. Marco, grazie all’aiuto di Vanni, che diventa il legale rappresentante, trova la forza di reagire alla sua misera esistenza e scopre come la scrittura può essere un antidoto ai suoi mali.