Quel che Omero non disse. «Il ratto di Elena» di Colluto e «La presa di Ilio» di Trifiodoro
La gara di bellezza delle tre dee sul monte Ida, Elena che si innamora a prima vista di Paride e lo segue a Troia, lasciando in lacrime la figlia Ermione. E poi l’inganno del cavallo, Sinone, Cassandra, i Troiani ignari che festeggiano nell’ultima notte della città, su cui incombe un destino di morte e distruzione. Questi momenti cruciali di una delle saghe più famose della civiltà greca non trovano spazio nella poesia di Omero. Due tipici poeti intellettuali della grecità tarda, accomunati dalla provenienza egiziana, realizzano un prequel (Il ratto di Elena) e un sequel (La presa di Ilio) dell’Iliade omerica: un’operazione che aveva avuto un precedente di successo nel perduto Ciclo epico di età arcaica. Profondi conoscitori di forme e temi tradizionali, Trifodoro e Colluto rivisitano i loro modelli alla luce dell’epica ellenistica e degli orientamenti poetici contemporanei. Per la prospettiva su personaggi e motivi talora meno noti del mito troiano, il pathos e gli effetti drammatici che arricchiscono la narrazione, si tratta di autori che meritano senz’altro di essere riscoperti.
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