Finestre. Taccuino 1935-2022
Quali vicende hanno segnato davvero il nostro cammino? Quale scrittura è adeguata per renderle presenti all’esperienza dei nostri tempi? “Finestre. Taccuino 1935-2022” racconta, aprendo squarci su false verità, vite non esemplari, storie di gatti malati, di cimiteri, di villeggiature negate, di destini scelti e segnati. Una folla di persone e gesti lievi nel calderone del dolore. Un dolore multigenerazionale, che, come un mutuo in Giappone, non si estingue mai. Per raccontare tali ferite, La Mantia sceglie la via del lampo, del pezzo breve e scarnificato, parcellizzando gli aggettivi, gemellando la prosa lirica di un Boine con la crudeltà e l’immaginazione feroce di un Tozzi o di un Bianciardi. Perché ci sono storie che vanno raccontate, anche contro il desiderio dell’autore, contro il suo interesse, anche per dar voce a chi non l’ha mai avuta. Così è normale, parte del gioco, che “Finestre” apra spazi e tempi nella Macrostoria, analizzi la realtà del ricordo, la modifichi, la neghi, la sbugiardi, mostrandone limiti ed inganni. Come un maglione indossato a rovescio.