La musica colta del Novecento
Gli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale sono solitamente indicati come gli anni della cosiddetta Avanguardia, anni di rottura con le tradizioni stilistiche del passato, di irreversibile crisi che rende necessario il distacco, anche netto e deciso e in qualche modo violento, con il linguaggio noto e le sue regole. Forme e repertori musicali sono stravolti dai primi gruppi organizzati che suscitano un clamore tale da creare una vera e propria rottura dal punto di vista stilistico e culturale. Il futurismo è il primo dei movimenti d'avanguardia del primo Novecento che – con l'audacia e la spavalderia dei proclami, l'irriducibile negazione del passato e della sua eredità – inaugura un secolo in cui "l'era del mostruoso" creata dall'uomo, implica, per dirla con Sloterdijk, la rinuncia ad ogni sorta di alibi: l'uomo non è solo sulla scena del crimine ma ne è egli stesso l'artefice. In questo clima segnato dalla connotazione negativa della guerra, il suono si fonde con il rumore che non può essere considerato come semplice riproduzione imitativa ma piuttosto come fonte di ispirazione artistica, materia di diverse combinazioni della fantasia creatrice. Dal salotto alla trincea, dai Café Chantant ai Tabarin, da Wagner ai compositori del secondo dopoguerra, da un'estetica all'altra, le numerose novità nei concetti e nei linguaggi sono tali da sfuggire ad ogni possibilità di classificazione. Questo libro tenta di mettere ordine nel disordine che le calamità belliche inevitabilmente causano.
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