La palude
Annie Proulx è nata nel 1935 nel Connecticut in una famiglia di naturalisti dilettanti che nutrivano “un’intima devozione verso i silenziosi boschi coperti di muschio ed erano sempre elettrizzati quando vedevano i falchi selvatici sfrecciare verso nord nella loro migrazione primaverile”. Ancorata a quel tempo infantile, in cui era normale addormentarsi sotto agli alberi guardando la luce del sole filtrare tra le foglie, Proulx ha voluto testimoniare il proprio senso di appartenenza al mondo naturale con uno scritto di straordinaria sintesi scientifica e altissimo valore letterario dedicato allo studio delle zone umide, terreni di fondamentale importanza nella salvaguardia dell’intero ecosistema, capaci di trattenere i gas serra e di rallentare il processo dei cambiamenti climatici. Le paludi, gli acquitrini e quelle speciali zone umide che formano la torba sono indispensabili per la sopravvivenza del pianeta e Proulx documenta il modo in cui gli esseri umani nei secoli hanno interagito con queste terre, denunciando la loro sistematica distruzione. In un viaggio sorprendente attraverso le Hudson Bay Lowlands del Canada, le Paludi del Vasjugan in Russia, le foreste torbiere in Indonesia (che gli industriali disboscano, bruciano e arano per ottenere piantagioni di olio di palma), Proulx evoca un paesaggio che nel tempo è andato progressivamente sgretolandosi – acquitrini dove brulicavano anguille e storioni, castori e lontre, falchi pescatori e gru – condividendo un sentimento di tristezza e la consapevolezza, e il monito insieme, che il destino di queste terre interesserà tutti.