Destinazione euro. Politica e finanza in Italia dal «miracolo» a Maastricht, 1957-1992
Gli anni dalla fine del miracolo economico alla firma del Trattato di Maastricht – che definisce le tappe verso la moneta unica europea – costituiscono un percorso tortuoso e insieme appassionante. L’Italia emerge dall’arretratezza economica e si scopre più ricca; entra nel club dei paesi più prosperi, è tra i fondatori della Comunità economica europea. Eppure, in un rapido avvicendarsi di colpi di scena, mostra anche vulnerabilità sconcertanti e debolezze istituzionali – con oscure trame, crisi valutarie, un invadente malaffare – che ne mettono a rischio la traiettoria. Il benessere incrementa i consumi, ma il timore di ricadere nell’annosa povertà, una distribuzione del reddito molto squilibrata e un ampliamento dello Stato sociale in modo disorganico alimentano un conflitto sociale che via via si fa più acceso, fino a raggiungere l’apice nell’autunno caldo del 1969. Dove la mediazione politica fallisce, la tensione si sfoga nell’incontenibile espansione della spesa pubblica e in un’inflazione persistente. All’esigenza di un’economia più matura, che richiederebbe un circuito finanziario moderno e regole efficaci, si risponde con frustrante ritardo, anche in seguito alle ripetute crisi della lira, che impongono interventi di emergenza. A ciò si aggiungono lo shock petrolifero, che costringe a una prolungata austerity; il dissesto della grande impresa, spesso a trazione pubblica, che richiede costose ristrutturazioni; la crisi del sistema bancario; la debolezza delle istituzioni, soggette a opache connivenze. Sull’orlo del tracollo finanziario, il paese tuttavia mostra in extremis una ritrovata concordia, che permette inattesi recuperi al prezzo di intensi sacrifici. Decisivo il traino costituito dall’integrazione europea, che consente – seppure in maniera tardiva – un adeguamento normativo e istituzionale. La moneta unica si profila quindi come un agognato traguardo, al culmine di un cammino travagliato e per nulla lineare, ma capace, proprio per questo, di illuminare non poche lentezze, sviluppi e dinamiche del nostro tempo.