Il corpo e lo spettro. Per una critica della modernità digitale
Nella primavera del 2020, di fronte all'insorgere della pandemia da coronavirus, larga parte delle nazioni di tutto il mondo ha messo in atto il lockdown, una misura che in maniera tanto radicale e generalizzata non era mai stata adottata prima. La digitalizzazione è insieme il presupposto che ha reso tale misura possibile, e lo strumento potente con cui perseguire una sorta di salto di specie, che ha a che vedere con la maniera in cui l'uomo occidentale si pensa e con la relazione che esso in trattiene con il proprio corpo. Attraverso un'argomentazione rigorosa e incalzante, capace di tenere insieme riferimenti classici e sensibilità verso il presente, Paolo Zani segue le peripezie del corpo attraverso le più diverse epoche e culture: perché il corpo è l'arcano attorno a cui danzano le religioni e le filosofie di tutto il mondo; per ché a partire dal corpo, crocevia del dolore e del desiderio, si articola la cifra fondamentale della modernità. L'esperienza del lockdown spinge infatti all'estremo un processo che ha avuto inizio ben prima della pandemia, e che affonda le sue radici nel bisogno di eliminare il dolore: la rimozione del corpo.
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