Come in cielo, così in terra
Come prima cosa andai a rifugiarmi nella cappella principale del convento, uno dei miei luoghi dell'anima, dove riuscivo sempre a ritrovare la pace. Sulla parete principale svettava un quadro che fin dalla prima volta aveva attratto la mia attenzione. È lì ancora oggi e raffigura l'occhio nel triangolo, con alle spalle il cielo e la terra che attraverso di esso trovano congiunzione. «Perché mi guarda così? Cosa sta fissando?». Alla mia curiosità Suor Maurizia rispondeva allora raccontando l'immagine come una favola. «Vedi, quest'occhio così attento vuole congiungere tutte le cose belle». E mi ripeteva sempre che noi, con i nostri comportamenti, abbiamo il potere di unire gli elementi. Mi descriveva la bellezza, la bontà, le buone maniere come fatti necessari, ordinari, quotidiani, e per me quell'immagine fu da subito come un'esclamazione: iniziai a vedermi mentre camminavo su prati verdi, tra fiori belli e colorati. Mi guardavo esplorare i luoghi naturali, circondata da beltà e splendore. Nella mia testa allora si formò un'idea, tanto immaginaria quanto concreta: decisi di voler diventare come quell'occhio, che fissa e congiunge le cose belle. Al tempo frequentavo solo la seconda elementare, ma una mattina alla domanda rituale con cui l'educatrice ci dava il buongiorno, io diedi una risposta che sconvolse un po' tutti. Errore ortografico a parte, avevo appena tracciato il mio destino.
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