La protesi mobile. I sopravvissuti

La protesi mobile. I sopravvissuti

In un mondo invaso da dialoghi non autentici, mediati da tecnologie di comunicazione fredde e impersonali, il rapporto fra Giovanni Allegra e Lillo, un cane randagio, è una perla di umanità. Loro riescono, senza usare il linguaggio verbale, a scambiarsi emozioni sincere e a comprendere le reciproche necessità, la profonda intesa che li unisce vale più di mille parole. Il loro legame è il punto di avvio di una riflessione sul disagio che incombe sulle nuove generazioni, sulle ingiustizie che continuano a perpetrarsi, sulla solidarietà spesso carente nei confronti di chi ha più bisogno, sulla politica ancora troppo impantanata nelle menzogne e nel menefreghismo. Come in un dialogo tra amici di fronte a una tazza di caffè fumante, si rievocano ricordi di un contesto storico-sociale diverso, in cui non mancavano le difficoltà, certo, ma si sentiva ancora forte la voglia di cambiamento. E lascia l'amaro in bocca il senso di impotenza di fronte a un tale dilagante impoverimento culturale e sociale Basteranno le buone intenzioni di chi ha a cuore le sorti della società in cui vive a smuovere le coscienze sopite e creare un futuro migliore? Le nuove generazioni saranno ancora capaci di sognare, valorizzare le proprie risorse e impegnarsi per ciò in cui credono?
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