Nel colore degli occhi
Beniamino, per l'ennesima volta in fuga da un rapporto di coppia appena concluso ma soprattutto da se stesso, cade infortunandosi in alta montagna mentre scala in solitaria un'impegnativa cresta rocciosa, "metafora pietrificata" della sua crisi esistenziale. Viene soccorso e ospitato in un antico alpeggio da Alfredo, vecchio pastore che ha un rapporto ancestrale e profondo - persino magico - con la natura, dettato forse dall'abitudine a vivere a contatto con gli elementi più che con i propri simili. Dapprima perplesso, Beniamino rimarrà poi affascinato da quel vecchio ospite e dal suo mondo - un lembo di terra sospeso nel cielo - tanto che deciderà di restarci. E lassù tra quelle montagne, dove le sensazioni e le relazioni umane sono più chiare e definite di quanto lo sarebbero altrove - come la luce delle stelle nelle notti limpide d'alta quota - Beniamino rivivrà antichi legami e contrasti che lo accompagneranno in un viaggio introspettivo difficile e complesso, sino alla lucida consapevolezza di sé: uno sguardo struggente dall'alto dell'ultima vetta.
Momentaneamente non ordinabile