Letteratura e civiltà. Gentile contro Croce, Croce contro Gentile, con attenzione alla temperie culturale europea
Nell'opera si indaga la 'concordia discors' tra Croce e Gentile, ben visibile già a fine Ottocento, nelle rispettive elaborazioni del concetto della storia. Nel periodo del sodalizio entrambi si occupano vivacemente sulla "Critica" di temi politici e civili. L'atteggiamento di Croce nei primi dieci anni del Novecento è aperto, sperimentale e polivalente, fino a rasentare la contraddittorietà. Gentile invece pone in modo risoluto le basi dello Stato come suprema potenza etica, in cui Augusto Del Noce scorge la moderna religione dell'immanenza. Dal 1914 Croce inizia a costruire una filosofia politica metaliberale mutuata dal concetto hegeliano di libertà soggettiva e avversa alla tradizione liberale inglese. Gentile tenta inizialmente una difficile conciliazione tra Constant e Hegel, in maniera però sempre illiberale. Il più fruttuoso lascito di Croce alla posterità risiede in tre capisaldi estetici e critico-letterari stabiliti nei primi trent'anni del Novecento: l'arte come valore espressivo autonomo, la distinzione tra personalità empirico-biografica e personalità poetica, il carattere di universalità della poesia. L'opera ripercorre gli assai conflittuali rapporti stretti dai futuristi con il pensiero estetico e con l'esercizio critico (specie il saggio su d'Annunzio) di Croce, la portata del debito contratto da Thomas Mann con Croce.
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