Un fiore senza paura
L’Avana, 1980. Sono passati quasi trent'anni da quando il 26 luglio 1953, un gruppo di cento guerriglieri, tra cui un giovane avvocato di nome Fidel Castro, attaccò la caserma Moncada segnando l’inizio della rivoluzione che sei anni dopo avrebbe liberato l’isola di Cuba dal despota Fulgencio Batista. Nelle file di quei ribelli, c’erano anche Haydée Santamaria e suo fratello Abel. L’operazione finì in un bagno di sangue: Haydée fu arrestata, Abel orribilmente torturato e ucciso, insieme a Boris Luis, cui la donna era legata sentimentalmente, e altri ottanta prigionieri. Nell’anniversario di quell’atto fondativo, Haydée ormai figura istituzionale del governo cubano, non ha più voglia di festeggiare. Sulla sedia a dondolo, guarda quel tratto di mare che ogni giorno giovani disperati e inquieti affrontano rischiando la morte pur di lasciare l’isola. In realtà anche lei non ha più voglia di vivere, perché le persone che ha amato di più se ne sono andate per sempre portando via con sé quel meraviglioso sogno giovanile di cambiare il mondo. Il giubilo popolare di quell’anniversario non la tocca più, ha perso per lei ogni significato politico per trasformarsi in doloroso disincanto. Il suo tempo è finito e lei andrà a raggiungere le ombre del suo passato. In questo romanzo struggente che ci immerge in una storia diventata leggendaria, Amina Damerdji rende un tributo indimenticabile alla memoria di una figura fondamentale della storia di Cuba, di una donna eroica, la cui estrema scelta del suicidio mise in crisi la fabbrica del mito rivoluzionario cubano.