La diagonale Alechin

La diagonale Alechin

Occhi d'acciaio, di un azzurro terreo, bocca stretta che ne tradiva il carattere marziale e gesti affettati da moscovita di nobili origini, Aleksandr Alechin fece il suo definitivo ingresso nell'aristocrazia scacchistica nel 1927, quando a Buenos Aires si aggiudicò il titolo di campione del mondo sconfiggendo José Raúl Capablanca, elegantissimo cubano che dominava la scena da quasi un decennio. Sadico degli scacchi che, con il suo attacco a sorpresa, mirava ad atterrare e distruggere l'avversario, Alechin si era preparato con cura all'incontro. Aveva studiato il limitato repertorio di aperture di Capablanca, il suo «istinto di conservazione», e aveva deciso di affrontarlo con il suo imprevedibile gioco di attacco. Chi era, tuttavia, davvero questo genio che padroneggiava mirabilmente le mosse sulla scacchiera, ma non altrettanto quelle sul palcoscenico della sua vita e della sua epoca? In Russia era stato campione nazionale di scacchi e, insieme, giudice istruttore della polizia criminale di Mosca, interprete presso il Comintern e, stando a quanto alcuni affermano, spia scampata a una condanna a morte grazie all'intervento di Trockij. In Francia, dove ripara nel 1921, diventa Alexandre Alekhine, capitano della nazionale francese di scacchi nelle cui file gioca, per qualche anno, Marcel Duchamp. Accanito bevitore, tratta spesso le persone come fossero semplici pedoni sulla scacchiera. Inquieto seduttore, si sposa cinque volte con donne molto più anziane di lui. Durante il governo di Vichy, scrive sulla Pariser Zeitung, la rivista tedesca della Parigi occupata, una serie di articoli in cui tratteggia le differenze tra lo scacchista ebreo e quello ariano. Collabora con Hans Frank e Joseph Goebbels, partecipa a tornei nei territori del Reich. Dopo la guerra, accusato di collaborazionismo, si rifugia nel Portogallo di Salazar, dove muore in circostanze oscure nel 1946, a 53 anni e ancora campione del mondo di scacchi. Se è vero che la letteratura è la sola arte capace di restituirci «il mistero dell'individuo» (Emanuele Trevi), non c'è modo migliore delle pagine che seguono per accostarsi all'opera e alla figura di questo genio degli scacchi. Con la sua impeccabile scrittura, Arthur Larrue ritrae mirabilmente colui che Harold C. Schonberg definí «lo scacchista piú immorale di Richard Wagner e di Jack lo Squartatore» e ne svela, a un tempo, il «doppio invisibile».
Disponibile in 5 giorni lavorativi Ordina libro

Dettagli Libro

Libri che ti potrebbero interessare

Il nipote di Rameau
Il nipote di Rameau

Aldo Pasquali, Lidia Herling Croce, Denis Diderot, Jean Starobinski, L. Herling Croce
Tebaide
Tebaide

Publio P., Stazio
La locandiera
La locandiera

Goldoni Carlo
Il grande terrore
Il grande terrore

Robert Conquest
La gaia scienza
La gaia scienza

Nietzsche, Friedrich W.
Ritrattino di Kant ad uso di mio figlio
Ritrattino di Kant ad uso di mio figlio

Massimo Piattelli Palmarini, S. Piattelli Palmarini
Diario 1935-1944
Diario 1935-1944

Bottai Giuseppe
Il potere e la gloria
Il potere e la gloria

Graham Greene
Il velocifero
Il velocifero

Santucci Luigi
Fuga dalla libertà
Fuga dalla libertà

Fromm, Erich