Da una vita all'altra
Romanzo finalista al Prix Goncourt, salutato al suo apparire dai giudizi entusiastici della critica francese, Da una vita all'altra mostra che cosa è davvero la letteratura: un «racconto arcaico» in cui solo è possibile passare da una vita all'altra, riconvocare ciò che è stato e, in qualche modo, riconciliarsi con l'irrimediabile fragilità dell'esistenza. Che cosa resta, infatti, quando tutti i significati della vita e della Storia sembrano perduti se non la potenza della lingua, la sua forza poetica?«Ho appena letto in due giorni lo straordinario "Da una vita all'altra", in cui Camille de Toledo si mette a nudo e dà tutto: la sua esperienza, le sue luci e il suo tormento; offerti con la folle generosità, il tremore lirico dei sofferenti che hanno decifrato l'abisso e che, come nel "Libro di Giobbe", sono tornati per raccontarcelo» – Yannick HaenelVedi, fratello mio, per non morire ho dovuto intraprendere un viaggio al cuore della notte, nelle pieghe del corpo negli strati del tempo.Vi sono giorni in cui è dato diventare dei sopravvissuti, e portare sulla schiena l'enigma e il peso della morte. Il primo marzo duemilacinque è uno di questi giorni per Thésée. Al secondo piano di un appartamento parigino, in cui accorre chiamato dal padre, l'irreparabile si schiude davanti ai suoi occhi: suo padre seduto e, disteso sulle mattonelle rosse, suo fratello Jérôme, morto suicida. Che quella scena ubbidisca a una legge crudele destinate a infrangere ogni legame, Thésée lo apprende negli anni immediatamente successivi. La madre e il padre muoiono e tutto il mondo in cui lui ha imparato ad amare sprofonda nel nulla. Che cosa fare quando tutto cade e la vita è maledetta? Quando, nel luogo in cui si è vissuto, non vi sono piú giorni e luce? Che cosa fare se non cercare giorni e luce altrove e lasciarsi alle spalle le tragedie, i lutti, il labirinto del passato? Thésée giura a sé stesso di non lasciare che il passato infesti l'avvenire. Abbandona la città dell'Ovest e parte con l'ultimo treno verso l'Est, alla volta di un paese in cui respirare aria nuova, in cui nessuno conosce il suo nome. La ferita del passato, però, non scompare affatto quando luoghi e nomi cambiano. La ferita è incisa nel corpo, in quell'involucro in cui le immagini, il verbo e la materia si confondono. Il corpo di Thésée collassa, percosso dalle forze del suo recente passato, e da altre più antiche che gli rivelano una verità inaspettata: che ognuno di noi non è altro che un continuum di disastri e di crolli racchiuso in quella cristallizzazione di legami che chiamiamo Corpo. A nulla vale perciò cercare una vita nuova che volti le spalle al passato. Thésée è costretto a rituffarsi nelle acque del tempo, a intraprendere un viaggio al cuore della notte, nelle pieghe del corpo, nel labirinto del passato, per ritrovare il filo della sua vita e non soccombere.
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