L' odissea dei geni

L' odissea dei geni

Attraverso le tappe fondamentali dell'evoluzione della nostra specie, Évelyne Heyer dimostra, grazie alla genetica, che i gruppi umani sono strettamente correlati e le differenze sono soltanto superficiali. «Évelyne Heyer porta il suo lettore nel cuore di una storia vecchia sette milioni di anni. La storia della nostra stessa umanità. Fantastico». - Lire «Un'affascinante epopea scientifica». - Pour la science «Un'odissea che illumina le nostre differenze di oggi e plasma il nostro futuro di domani». - Genius Science Uno degli aspetti più affascinanti della genetica è rappresentato dal fatto che, partendo dal dna appartenente a individui viventi oggi, sia possibile ricostruire l’evoluzione di interi popoli. I geni sono infatti una straordinaria macchina del tempo capace di approdare a un passato dove nessun archivio è disponibile. Antropologa genetica, Évelyne Heyer da anni si interessa della diversità e della storia degli esseri umani raccontate dalla genetica, con un’attenzione particolare ai movimenti migratori che hanno scandito la conquista del globo. Come è possibile che, da un pugno di sapiens erranti nella savana, la specie umana sia diventata la specie dominante in solo pochi milioni di anni? Fino a che punto il nostro genoma si è modificato per far fronte alle sfide dei nuovi climi? La risposta a queste domande, situata nell’intimo delle nostre cellule, risultava inaccessibile fino a poco tempo fa. Ma oggi, grazie alla potenza dell’informatica e a tecnologie di amplificazione dell’informazione genetica, sappiamo far parlare non solo il dna di esseri umani attuali, ma anche quello dei nostri lontani antenati. Viaggiando dalla Siberia all’Asia centrale, fino all’Africa, calcando deserti e steppe che si stendono a perdita d’occhio e percorrendo monti dai sentieri bruciati dal sole, Évelyne Heyer cammina al fianco di specie scomparse come Neanderthal e Denisova, ma anche in compagnia dei primi agricoltori della Mezzaluna fertile, del misterioso popolo delle steppe, forse all’origine delle lingue indoeuropee, e di Gengis Khan, dal quale discenderebbe il 10% dei cinesi e dei mongoli attuali. Un’affascinante odissea che, volgendosi al passato, ci proietta nel futuro, rispondendo a una serie di urgenti domande del nostro presente: c’è un limite all’allungamento della speranza di vita? Come quantificare l’influenza dell’ambiente? E, soprattutto, quali vie seguire affinché l’epopea umana prosegua in armonia con il pianeta? COME COMINCIAEstate 2011. Sono appena le otto mentre sto attraversando le strade polverose fiancheggiate di case di legno. In lontananza, il sole spunta dalle montagne dell’Altaj siberiano, una regione accidentata dove vengono a confinare il Kazakhistan, la Cina e la Mongolia. Eppure, faccio pochissima attenzione al panorama epico, degno del Signore degli Anelli, tanto sono concentrata sul progetto che mi tormenta da più di dieci anni. Può sembrare folle: ricostruire la storia dei popoli dell’Asia centrale a partire unicamente dal loro DNA. Per me, i geni sono un libro di storia, una macchina capace di risalire il tempo. Grazie alla genetica, esploro la memoria del nostro passato, laddove nessun archivio è disponibile. Sono venuta in Asia per investigare sul popolamento della regione attraverso i secoli, ma sono lavori che fanno parte di un quadro ben più ampio. Si tratta di rispondere a una domanda che ci riguarda tutti: come ha fatto l’Uomo a conquistare il pianeta? Come, da un pugno di sapiens erranti nella savana, la specie umana è diventata la specie dominante in solo pochi milioni di anni? La nostra appropriazione dei continenti e dei loro ecosistemi è stata fulminea, la capacità di adattamento, vertiginosa.
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