Storia di un'altra Firenze. Viaggio controcorrente in 25 tappe
Uno slalom fra arte e storia, scienza e economia. Ma soprattutto un racconto di uomini, il cui lavoro continua a riscattare nei secoli l’insita barbarie vincolata alla specie umana. «Cento anni fecondi e irripetibili: lo chiamano “secolo d’oro” e si estende a cavallo del Trecento, quando in riva all’Arno si innesca un circolo virtuoso di espansione economica senza cui è impossibile immaginare il Rinascimento e tutto ciò che segue. Per iniziare il racconto di “un’altra Firenze”, è questa la società da narrare».Firenze, città feticcio, strapazzata dall’imperativo turistico, assediata da mandrie di auricolari. Nata e cresciuta all’ombra del Duomo, l’autrice lascia la polis costruita dagli avi per vivere fra guerre e campi profughi come addetta stampa della Commissione Europea. È a Sarajevo mentre la Nato bombarda la Serbia, a Belgrado quando la rivoluzione abbatte Milošević, a Beirut mentre Israele cannoneggia il Libano e a Damasco ad accogliere i rifugiati iracheni. Ma quando nascono due gemelli, decide di lasciare l’ultima tappa del suo peregrinare – Amman – e di tornare a casa. Qui quasi casualmente si trova a incontrare per la prima volta il passato della sua città. Uno sguardo maturato da anni di macerie, avido di riparazione, si pone in modo nuovo rispetto alle pietre fra cui era venuto al mondo. È un incontro che non smette più di accadere. Inizia la ricerca smaniosa di luoghi e informazioni, di visite guidate, letture, studi notturni: ogni angolo custodisce un racconto, ogni manufatto porge un segreto. Il vecchio territorio prende lentamente una forma nuova. Risalendo alle origini, collegando i significati, la giornalista si addentra in una città quasi “accessoria”: non sono i capolavori assoluti ad attirarla, ma i luoghi secondari, quelli senza fila all’ingresso, quelli tenuti aperti poche ore al giorno, o pochi giorni al mese, magari da volontari. È una trama corale, la storia di un’altra Firenze, un intreccio che unisce tanti punti minori, smarriti all’ombra di idoli ingombranti, eppure parte dello stesso tessuto, di un patrimonio stratificato dal tempo, impreziosito dall’arte, costruito pezzo per pezzo, strada per strada. Venticinque siti restituiti dalle origini ad oggi, un ordito a scacchiera che parte dalle gualchiere di Remole – opificio medioevale dove la forza del fiume è sfruttata per convertire la lana in tessuto pregiato – e finisce a Villa Salviati, sede dell’archivio storico dell’Unione Europea. In mezzo ci sono oratòri preziosi tenuti in vita dalla testardaggine di preti ribelli, antiche scuole custodi della storia della scienza, parchi botanici unici al mondo, cenacoli dove una tavolata fra amici soppianta la Crocifissione, corridoi soprelevati per nascondere l’infermità dei potenti, chiostri che uccidono il Rinascimento.
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