L' amico fucilato
Questo volume presenta per la prima volta al lettore italiano la figura di Silvio Villa (1882-1934), un ricchissimo industriale tessile piemontese che a New York, insieme con il fratello, seppe creare un impero della seta. «Chiunque abbia avuto una parte, per quanto piccola, in una qualche sconosciuta tragedia, ne porta con sé tutto il peso, ed è sempre ossessionato, senza rendersene conto, dal desiderio di farla conoscere, per far sentire alle persone ciò che un tempo gli aveva colpito il cuore e il cui ricordo ancora torna di tanto in tanto a colpirgli la mente con la forza di una realtà viva. […] Ho questi sentimenti sin da quando sono tornato dalla guerra. Qualche sera fa, camminando verso casa dopo il teatro, dove avevo assistito a una delle cosiddette “commedie di guerra”, ho sentito più forte del solito che in me c’era qualcosa che volevo esprimere. Dei cento episodi nei quali ho avuto una parte durante gli ultimi tre anni, avrei voluto rievocarne qualcuno in modo conciso, in modo da trasmettere l’aspetto tragico della guerra così come l’ho vista. Ho pensato a episodi di gloria, di vergogna, di terrore, di paura, di carattere.» Silvio Villa, nel 1919, esattamente un secolo fa, pubblicò a proprie spese il racconto Claudio Graziani. An Episode of War, forse il primo testo letterario dedicato all’orrore delle fucilazioni sommarie così frequenti nell’esercito italiano nell’ultima fase della Prima guerra mondiale, cui Villa aveva partecipato come volontario. Al di là del puro valore letterario, la cosa più interessante di Claudio Graziani è effettivamente la sua sorprendente tempestività: nel 1919 l’Avanti! si occupò per la prima volta del caso del generale Andrea Graziani, cui si imputavano trentaquattro esecuzioni sommarie. Oggi si è orientati a mettergliene in capo almeno una cinquantina, e si sono accertate le sue responsabilità su numerosi altri episodi di cieca e gratuita violenza consumati già prima di Caporetto. È decisamente molto probabile che anche il tenente Silvio Villa avesse sentito parlare di Andrea Graziani; e del resto non sembra dunque poter essere un caso la coincidenza onomastica: il fucilato del racconto di Villa porta lo stesso cognome del più spietato dei fucilatori.
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