Chiamerò la polizia
Chiamerò la polizia è una potente esplorazione dei temi cari a Yalom – memoria, paura, amore e guarigione – e, al contempo, un libro forte, intenso, capace di trasmettere con vertiginosa drammaticità la tragedia della Shoah «Irvin Yalom è uno psichiatra che pensa come un filosofo e scrive come un raffinato romanziere» - Rebecca Newberger Goldstein «Yalom è uno studioso della condizione umana. La sua voce mescola meraviglia e umiltà» - Boston Globe «Avevo quindici anni. Ero scappato da una colonna di prigionieri che i nazisti stavano portando dal ghetto alla stazione, per deportarli, ed ero riuscito a tornare a Budapest, dove vivevo fingendomi cristiano grazie a documenti d’identità falsi. Tutti i membri della mia famiglia erano stati già arrestati e deportati». Da troppi anni, infatti, Bob vive due vite: una diurna come cardiochirurgo affabile, scrupoloso e infaticabile, e una notturna, quando i brandelli di orribili ricordi si fanno largo nei suoi sogni. Yalom sa che è giunto il momento di accompagnare l’amico fin dentro il suo incubo. Nei loro cinquant’anni di amicizia, Bob Berger non ha mai rivelato ad anima viva il suo passato di rifugiato di guerra sopravvissuto all’Olocausto, arrivato fino a Boston da solo, come profugo, all’età di diciassette anni, dopo essere sfuggito ai nazisti fingendosi cristiano. Ora è giunto il momento di affrontare i propri demoni. Insieme, Yalom e Berger interpretano i frammenti di una storia che, per essere esorcizzata e finalmente dimenticata, va affrontata in tutti i suoi più intimi risvolti psicologici.
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